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Vivo da sempre a Perugia, in Umbria, terra a cui sono molto legato e nella quale mi identifico perfettamente. Qui ho intrapreso i miei studi umanistici frequentando il Liceo Classico, quindi scientifici laureandomi in Chimica ed infine artistici, dando libero sfogo alla mia passione per il disegno e per la pittura, con la partecipazione ad un corso di pittura all'Accademia di Belle Arti. La mia vita è continuata così, su due attività parallele, anche se molto diverse fra loro: quella tecnico-scientifica di chimico, e quella libera, creativa di fotografo e pittore o più propriamente di appassionato dell'immagine, come mezzo per esprimere, comunicare e fissare le mie emozioni, i miei sentimenti, i miei pensieri.
La tecnica
Per la ripresa fotografica utilizzo sia apparecchiature analogiche che digitali.
Per quanto riguarda la stampa, che realizzo personalmente, mi servo sia della camera oscura tradizionale, con la quale ottengo stampe fine art, con carta fotografica trattata con prodotti chimici che garantiscono l'inalterabilità nel tempo, sia con camera "chiara", quest'ultima con impiego di inchiostri e carte che garantiscono ugualmente stampe fine art inalterabili nel tempo.
Hanno detto
Ilde Arcelli , 1990
Ci sono molti modi per accostarsi al reale, per avere un approccio con ciò che sta fuori di noi: Fausto Morini sceglie la strada più difficile, quella che trascende il visibile, che scavalca lo spazio e il tempo, l'hic et nunc, per dirigersi - con sicurezza di scelte formali e coerenza di contenuti - verso il non conoscibile. Entrare nel mondo di questo artista significa infatti accostarsi al mistero del cosmo, all'universo sempre in divenire, eppure eternamente fisso nel suo segreto, con una tensione all'assoluto che non si allenta mai e che informa di sé anche i dipinti di ampio respiro che Morini produce: quest'ansia di assoluto unitamente al senso di solitudine che accompagna l'esistenza umana ed alla astoricità delle immagini, mi sembrano le tematiche costanti su cui si snoda, con icastica eleganza, la sua ricerca artistica (...)
Ilde Arcelli , 2003
(...) Queste foto ritraggono quindi luoghi dell'anima e vi si respira un'aria che sa di silenzio solitario, un silenzio più loquace però di mille parole: l'artista sembra infatti voler uccidere il vivente per ricercare (e invitare a ricercare insieme) una vita nuova, più vera, che riparta dall'anima delle cose, dal profondo di noi, dalla storia del mondo.
In definitiva siamo di fronte ad una peregrinatio in interiore alla ricerca di una verità che può anche nascondersi dietro un filo spinato, come quel tenero cardo o quel sole che buca il cielo, così vicino, così lontano.
Gerardo Gatti, 2003
Antiquam Exquirite Matrem...
Fausto Morini ha ben compreso, e ricorda l'esortazione di Virgilio. Egli ha cercato con amore e trovato i segni di un mondo ancestrale, che ancora resistono agli insulti dell'uomo. La sua sensibilità ha colto immagini che provocano immediate, forti emozioni, che resteranno indelebili.
Morini ha fotografato un Lago Trasimeno insolito, più che mai relitto del pleistocene, àlgido per i ghiacci che si sciolgono con riflessi metallici, in un giorno qualsiasi di una fredda stagione. Galleggiano davanti al suo obiettivo piastre di gelo con angoli slabbrati, le cui superfici geometriche si sovrappongono, scorrendo l'una sull'altra fra luci taglienti: tracce perenni ed effimere nel loro caotico modo di essere e di divenire: segni di un ambiente devastato.
Ancora una volta il Lago ha dato di sè un nuovo volto, che l'Aeropittura non colse, se pure Dottori ne fermò il movimento dall'alto delle colline, e rapì i colori del cielo, delle acque e degli uliveti, fissandoli nelle tele e sulle pareti a fresco delle case e delle Chiese.
Altre tracce, altri chiaroscuri ha trovato Morini.
Cortine murarie composite delle vecchie case rurali abbandonate. Pietre calcaree ed arenarie strappate con fatica ai campi bonificati, per innalzare la casa, cresciuta insieme alla famiglia colonica (...)
Giorgio Tomassetti, 2003
(...) Il suo interesse non si esaurisce nel proporre una visione della realtà in termini esteticamente apprezzabili, ma va ben oltre; fino al paradosso di fare della macchina fotografica lo strumento per una vera e propria indagine metafisica.
Il suo è quindi un itinerario di ricerca di grande impegno intellettuale oltre che artistico, che lo porta ad evidenziare le realtà più semplici ed apparentemente perfino banali (e perciò più elementari ed originarie, e quindi ancora più "vere") per coglierne i segni di un Assoluto, che viene evocato dal fascino delle geometrie che danzano in una serie di giochi di luce o dalla bizzarria delle forme o da esplosioni di nuvole, che fanno della realtà rappresentata un luogo di impatto emotivo con la trascendenza.
Bisogna fare uno sforzo per tornare con i piedi per terra e ricordarsi che si tratta in fondo solo di lastre di ghiaccio o di rami intrecciati o di nuvole vaganti (...)
(...) E quando questo si realizza l'emozione è grande e con essa l'uomo riacquista la consapevolezza della sua spiritualità e dei suoi valori.
Ed è appunto l'uomo l'altra costante della ricerca di Fausto Morini.
Egli, quasi novello Diogene, vaga cercandone le tracce ma rifiutandone l'esteriorità più comune. E l'impresa è sempre più difficoltosa e rischiosa specialmente in una fase della nostra esistenza, come quella attuale, nella quale la spettacolarizzazione della vita e l'assoluto dominio dei filtri mediatici creano una barriera spesso insormontabile all'accesso alla realtà più intima e vera dell'animo umano. E', quella di Morini, una decisa presa di posizione contro ogni forma di artifizio o manipolazione a favore della genuinità e della semplicità. Una sfida a recuperare la capacità di emozioni profonde senza mai indulgere alla tentazione di proporsi per un consenso tanto facile quanto superficiale (...) |